“Cos’è disegnare? Come ci si arriva? È l’atto di aprirsi un passaggio attraverso un muro di ferro invisibile che sembra trovarsi tra ciò che si sente e che si può.” (Vincent Van Gogh)
Biografia
Disegno da sempre, facendo tanta pratica con costanza e passione, evolvendomi sempre di più. Sono un’artista autodidatta, per me il disegno è puro istinto, l’espansione della mia anima. Col disegno esprimo il mio mondo interiore. Ho interamente illustrato l’e-book di Michela Principe Psychological Tarots, di cui sono disponibili anche le carte fisiche. Collaboro come copertinista e illustratrice sia con autori self sia con case editrici: In Fuga / De Nigris Edizioni, Chance Edizioni, Blueberry Edizioni, Edizioni Underground?, Edizioni Open, Edizioni Panesi Ttem Edizioni, Andros Edizioni; ho disegnato anche copertine di singoli per cantanti e rapper, per citarne qualcuno: NeroArgento, Santorosso e Milo Smith. Disegno anche ritratti, e vignette che hanno principalmente come tema la scuola e sono state condivise da alcuni profili Instagram tra cui quello di SkuolaNet. Ho realizzato anche i segnalibri Mythic Girls, in collaborazione con Chiara Gianni.
Il Festival Internazionale della letteratura e della poesia di Milano mi aveva commissionato un disegno per l’evento”Poetry for food”.
Ho disegnato i dottori clown per un album da colorare in collaborazione con T’immagini Onlus, che è stato donato ai bambini dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma.
Al Circolo Gagarin di Busto Arsizio, ho frequentato un corso di sceneggiatura: “Scrivere a fumetti”; i miei insegnanti sono stati Adriano Barone e Alessio De Santa.
Ho vinto la menzione speciale Premio del web nel contest Disegna “Fra i silenzi di uno sguardo” per il singolo della cantante Deborah Italia (Shine Records Ragusa).
Ho disegnato i judoka per lo spot dei campionati di judo 2014.
I miei disegni sono stati esposti diverse volte: la prima volta è stata per una mostra scolastica; poi nel 2007 al Teatro Palladium di Roma durante la cerimonia di premiazione del Twilight saga fandom contest, tra le migliori opere fan art; sempre a Roma, durante la presentazione di un libro di poesie illustrate da me per quell’occasione; dal 2018 in poi ho esposto in varie biblioteche italiane, tra cui la Biblioteca del ricordo, costruita in memoria delle vittime del terremoto de L’Aquila.
“La cosa più bella che possa capitare a un essere umano, è di scoprire il fuoco sacro, il fuoco della sua anima. E di fare in modo che la vita intera sia l’espressione di questa anima” (Annie Marquier)

Come ho iniziato
Sono nata a Catania nel 1991, ho iniziato a disegnare all’età di 3 – 4 anni e da allora non ho più smesso.
Nella mia famiglia ci sono alcune persone a cui piace disegnare o dipingere, per esempio: mio papà, i miei zii ma soprattutto i fratelli e i nipoti di mio nonno, che portano avanti da generazioni la tradizione della Marionettistica Fratelli Napoli. Con i loro pupi siciliani fanno spettacoli in tutto il mondo e hanno lavorato al fianco di: Domenico Modugno, Delia Scala, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Massimo Ranieri. Nel 1978 hanno vinto il premio Erasmianum (il Nobel dell’arte) consegnato dai reali d’Olanda. Ho sempre saputo di essere nata per disegnare. Mi sono appassionata al disegno in maniera molto naturale, senza che nessuno mi insegnasse a farlo, e ho continuato il mio percorso artistico in maniera autonoma.
A farmi scoprire il disegno è stata mia mamma: un giorno mi ha dato in mano una penna rossa per farmi disegnare, dando per scontato che l’avrei usata sui fogli di carta. Invece, dopo che lei si era allontanata dalla cucina, io avevo fatto degli scarabocchi sui mobili laccati di bianco. Quando era tornata in cucina, mia mamma, sbigottita, dopo aver pulito tutto, mi aveva fatto spiegato, con calma, che se volevo disegnare dovevo farlo solo sui fogli e non sui mobili. Io seguivo quella raccomandazione ma ogni tanto avevo il vizio di pasticciare con la penna sulla testata del mio letto, e non solo. Ogni tanto facevo a mia mamma delle richieste di disegno e lei mi accontentava ma io non ero soddisfatta del risultato perché, ovviamente era impossibile che il soggetto non era perfettamente identico alla realtà.
Così, ho cominciato io a provare a fare e rifare lo stesso disegno più volte, fino a che non mi convinceva. Miglioravo sempre di più e i miei genitori lo avevano notato. Mi piacevano tantissimo i cartoni animati Disney e quelli di Go Cart (contenitore di Rai2) e quando ho scoperto che per realizzarli si facevano dei disegni, ho deciso che volevo crearli anch’io. Avevo un mio personale modus operandi: prendevo i miei peluches e le mie bambole, li muovevo e li doppiavo facendoli recitare (un po’ come i miei parenti pupari). Infine le disegnavo nei quaderni. Facevo sul serio, disegnare era una cosa di cui non potevo fare a meno. E così, dopo essermi trasferita con i miei, dalla Sicilia alla Lombardia, mi era stato regalato un tavolino con una piccola sedia su cui passavo le ore a disegnare a penna (direttamente, senza matita e gomma da cancellare) e coloravo con pennarelli, acquerelli e pastelli. Era il mio “habitat naturale”. Intanto iniziavo ad andare a scuola e in biblioteca, a leggere e a familiarizzare con i libri e le loro illustrazioni. A Vergiate, dove abitavo, ho avuto la fortuna di frequentare un centro doposcuola che aveva un metodo educativo finalizzato a stimolare la creatività e la fantasia con mille coinvolgenti attività. A volte i miei compagni di scuola e doposcuola avevano iniziato a farmi richieste di disegni. I quadernini su cui disegnavo le mie storie diventarono, per gioco, dei giornali: aggiungevo anche delle rubriche, sempre scritte e illustrate da me: l’oroscopo, le barzellette, i test e le notizie su ciò che mi piaceva. Giocavo davanti allo specchio facendo finta che le storie che inventavo andassero in onda nel mio canale tv immaginario: annunciavo i programmi, mandavo in onda le mie storie e addirittura recitavo anche delle finte pubblicità, inventate da me. Il mio alter ego si chiamava Nyleve. Mi piacevano anche altre forme d’arte: cantare, ballare e recitare. Stare su un palco durante una festa di fine anno o una recita a scuola o a un saggio di danza non mi spaventava, anzi, mi sentivo portata per lo spettacolo. Ho anche praticato nuoto. Ma in realtà nessuna forma d’arte poteva battere il disegno perché sapevo che era quella la mia vera vocazione, e mi faceva sentire più libera di esprimermi.
Poi io e i miei ci siamo trasferiti da Vergiate a Busto Arsizio. Ottenevo già dei riscontri positivi dalle persone: alcune dicevano che disegnavo come una bambina più grande dell’età che avevo veramente. In tv, oltre ai cartoni animati, anche giapponesi, guardavo la Melevisione e Art attack e leggevo sia fumetti che manga, che sicuramente hanno influenzato il mio modo di disegnare. Ho iniziato anche a tenere un diario su cui raccontavo le mie giornate e le mie preferenze non solo a parole ma anche e soprattutto con i disegni. Mi piaceva scrivere, la mia materia scolastica preferita era italiano e mi piaceva quando la maestra ci faceva illlustrare un racconto o una poesia. Un giorno, a scuola, ho regalato alla mia migliore amica il disegno di un cerbiatto. I miei compagni di classe lo hanno visto e tutti ne hanno voluto uno. Facevo pratica sia disegnando per me stessa che su richiesta per gli altri. Mia zia ma anche due mie amiche sognavano di fare le stiliste “da grandi”. Quindi ho voluto provare anch’io a disegnare vestiti ma non faceva per me. Sono diventata, invece, un’aspirante fumettista: le mie storie disegnate presero ufficialmente la forma di veri e propri fumetti. Il primo risale a quando avevo circa 11 anni: era tutto a matita, disegnato su fogli A4, e come sempre, disegnato a mano libera.
Si sparse la voce che avevo creato un fumetto e a scuola e in oratorio i miei compagni, persino la mia insegnante privata di matematica, si facevano le fotocopie e lo conservavano.
Una volta l’ho portato con me nel salone di parrucchieri dove mia mamma si stava facendo fare i capelli. Una parrucchiera lo aveva visto e mi aveva detto che i miei disegni sembravano “vivi” e che c’era un personaggio che somigliava a suo padre ormai defunto.
I fumetti successivi li avevo disegnati su altri fogli ma anche sui diari e su nuovi giornalini, creati da me, su tutto ciò che riguardava il mio canale tv immaginario (che avevo chiamato TeleEve).
Disegnavo sempre e su qualsiasi oggetto. Non solo fumetti: anche caricature dei miei parenti e amici, dipingevo sulle tele, illustravo e scrivevo poesie. Alle medie l’insegnante di arte ci aveva assegnato come compito l’illustrazione di una poesia a nostra scelta tratta dal l’antologia di Spoon river di Edgar Lee Masters. Io avevo scelto Lois Spears ma anziché disegnare una sola illustrazione, avevo trasformato la poesia in una tavola di fumetto. Alla mia professoressa era piaciuta così tanto che l’aveva definita un “capolavoro” e la espose all’Open day della scuola.
Finita la terza media avevo la consapevolezza che qualsiasi scuola superiore avrei scelto, non avrei mai rinunciato al disegno, alla pittura e al fumetto e che sarei riuscita lo stesso ad intraprendere la professione di artista.
Inizialmente mi ero iscritta al liceo scientifico e traevo ispirazione da episodi divertenti che succedevano in classe per disegnare delle vignette umoristiche.
Nello stesso periodo che cominciai ad avvicinarmi a uno stile più dark, new gothic e paranormale. A 16 anni ho partecipato ad un concorso fandom della Fazi editore sulla saga di Twilight: la mia opera, della categoria fan art, era stata selezionata tra le migliori opere e come da regolamento, esposta durante la cerimonia di premiazione a Roma presso il teatro Palladium. Intanto altri miei disegni vengono pubblicati nella posta di “Lupo Alberto” di Silver (McK srl). Dopo il triennio ho proseguito gli studi all’istituto turistico dove una mia compagna di classe mi aveva commissionato un disegno per un tatuaggio, così un altro mio compagno mi aveva chiesto un ritratto e grazie al passaparola, da quel momento ho ricevuto tante richieste di ritratti dai miei compagni di scuola, per loro stessi o persino per i loro partner, che portavano a casa e appendevano nella loro stanza. I miei ritratti erano realizzati basandomi sulle foto, con matita, carboncino, penna e pennarello nero. Ho anche ricevuto una commissione di disegno per un asilo nido per Natale.
Dopodiché ho iniziato a pubblicare sul web i miei disegni: prima sul sito di Mtv e di DeaPassion e DeviantArt, e, dopo il diploma, su YouTube, sui social e sul blog. Proprio online sono nate le mie collaborazioni.
Ho imparato a colorare in digitale e a fare anche esperienze lavorative non artistiche.
“Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia.” (Erasmo da Rotterdam)
La mia mission
Cosa faccio?
Disegno: copertine di libri (cartacei e e-book), illustrazioni, segnalibri, ritratti, vignette.
Perché lo faccio?
Perché amo disegnare. Mi appassiona la lettura. Mi piace associare parole e disegni.
Prediligo ritratti perché disegnare persone è più interessante. Disegno vignette per raccontare episodi della mia vita.
Come lo faccio?
A mano, con matita e china. Coloro in digitale oppure con pastelli Castle Arts. So anche dipingere con gli acquerelli.
Per chi lo faccio?
Per me e per il mio pubblico. E per chi mi commissiona disegni.
Quali benefici apporta la mia arte? Chi scrive libri può avere la copertina dei tuoi sogni per il tuo prossimo libro. Posso rendere i tuoi libri più belli con dei segnalibri sulla mitologia greca disegnati da me. Chi collabora con me viene conosciuto dal mio pubblico. E risate e divertimento per chi legge le mie vignette.
Che tipo di arte proponi? Disegni tradizionali colorati in digitale. Soprattutto ritratti femminili, personaggi della fantasia e della mitologia. Vignette umoristiche sulla scuola e non solo.
Chi sono i tuoi clienti?
Case editrici, autori self, poeti, scrittori, blogger, cantanti, onlus, registi, festival della letteratura.
In quale area geografica si trovano?
Tutta Italia.
Qual è la loro età media?
25 – 40.
Sesso?
Entrambi. Sono leggermente in vantaggio le donne.
Quali sono i tuoi principi in relazione ai tuoi clienti?
Qualità, velocità, disponibilità, ascolto e comprensione, sostegno reciproco, rispetto.
Che cosa ti differenzia dagli altri artisti?
Tanto amore e un tocco di magia! Le persone guardano per minuti interi i miei disegni, incantandosi.
Quale immagine vuoi che i tuoi clienti abbiano pensando a te?
Di un’artista professionista e affidabile e che mette passione in ciò che fa.
Cosa vuoi che dicano agli altri della tua arte?
Che trasmette emozioni.
Come comunichi con i tuoi clienti?
Tramite messaggi privati ed e-mail.
È facile per loro contattarti e farti domande?
Certo, possono farlo qui, su Instagram, o via mail.
Quanto tempo impieghi per rispondere?
Subito.
Sei sui social network?
Sì, ho un profilo su Instagram, uno su TikTok ed un canale Youtube. Sto lavorando ad un profilo anche su Pinterest.
Quali sono i tuoi obiettivi relativi al tuo lavoro? Essere un punto di riferimento per scrittori, avere una linea di merchandising (cover per cellulare, abbigliamento), lavorare per una grande casa editrice o casa discografica, disegnare vignette per agende, disegnare la copertina di un album per un cantante famoso, collaborare con l’estero.